Tuesday, December 23, 2008

Critica por Alberto Grossi (Bolonia, Italia)

"Il colore si rabbruma e si raggruma, si confonde in macchie sovrapposte e riunite nellunica, irrinunciabile cifra di Jose Maria Casas. La sua multiforme immaginazione compositiva crea una peculiare esattezza visiva ben oltre ed al di fuori di forme riconosciute o riconoscibili, inventata ed inserita nellirriflesso sfrenato della sua ipoteca artistica. Un movimento compulsivamente elettrico costruisce una pittura “agita”, agitata da forme che non restano intrappolate nellimmagine, incollandosi al temerario terreno dellincongruo. Tanta parte di storia dellespressionismo astratto americano viene riveduta e riattualizzata, rielaborata seguendo un rigore inaspettato ed inasprito nellurgente necessità della sua forza spezzata e indifferente. La scossa irruente del suo dripping del tutto contemporaneo viene incastrata allinterno di sinergie cromatiche inattese, estese ed estensibili nellirresolubile reiterazione del gesto. Una continuità che non ha scioglimenti dove il cuore inestricabile si fa intrico tagliente, intrecciato in una vertigine di parti esplose e recuperate allimponderabile ed alla nettezza dellimprecisione ipnotica. Il privilegio e lincombenza di sostenere tale anarchia pittorica sottolineano una qualità artistica al limite tra logica filosofica ed emotività poetica: il colore, estenuato, estetizzato, mai compromesso, ritrova di volta in volta un proprio primitivo ed originale valore costruttivo; ostinato ed ossessivo nella giusta assenza di contorni, quanto anomalo nello scarto di spazio e di qualsivoglia regola o segnalazione prospettica. Si subisce lo smacco, si sta tenuti sotto scacco da un cromatismo capriccioso, anello e incrocio tra giochi di corrispondenze interne ed esteriori. Le curve sensualmente libere seguono il “coté noir” dellartista argentino, un preciso risultato arbitrario in cui lutile e piena consapevolezza della regola è capace di correggere leccesso demozione, ciò che rimane dellincubo patito quando ne si smarrisca lo spavento, ma ne si conservi laffanno."

Bolonia, Italia, Octubre del 2008.

+ http://www.josemariacasas.com.ar/criticas.html

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